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Alla scoperta dei castelli di S. Severino Marche ( MC ) ( 1 di 2 )

Il territorio comunale di S. Severino Marche risulta essere uno dei più estesi d' Italia e più variato di ambienti, tra vallate, colline e monti. Per controllarlo, nel Medio Evo, sono sorti castelli ed alte torri sui rilievi del perimetro comunale. Ancora oggi sono ben identificabili visivamente, anche se il passare del tempo li ha trasformati ognuno in modi differenti. Un viaggio alla loro scoperta può iniziare dal castello di Ficano, al confine dell' antico territorio sanseverinese che dal 1929 è diventato Poggio S. Vicino. La nobile famiglia Smeducci di S. Severino lo acquista nel 1346, trasformandolo in una piccola fortezza squadrata; lo si trova sul rilievo a giardini del comune di Poggio S. Vicino.
Altro castello che non appartiene più al territorio comunale sanseverinese è quello di Frontale di Apiro, lontano solo pochi chilometri da quello appena visitato di Poggio S. Vicino. Entrambi i castelli e tutti gli altri fino ad arrivare al capoluogo, sorgono sul versante orientale del massiccio del Monte S. Vicino. Questo castello ha perso quasi completamente le tracce architettoniche militari antiche e si è trasformato in un tranquillo borghetto, base di partenza per le aree turistiche attrezzate ed i sentieri della Riserva Naturale del Monte S. Vicino.


Unico elemento a ricordare l' antica funzione di difesa e controllo del territorio comunale di S. Severino Marche è rimasta questa torre, trasformata in campanile di una vecchia chiesa, non più esistente. Oltre i veri castelli, il perimetro difensivo di allora era completato da alte torri, che comunicavano tra loro e con il Castello di Città con segnali luminosi e fuochi. Gli Smeducci, signori di S. Severino Marche, lo acquistarono nel 1305, trasformandolo in un osservatorio privilegiato sulla frequentata strada tra nord e sud delle Marche.








Tutti i castelli di S. Severino sono facilmente raggiungibili, con indicazioni turistiche, sulla strada provinciale che da Apiro scende nel capoluogo settempedano e nella valle del fiume Potenza. Il piccolo borgo di Isola, con il suo piccolo castello-torre, se ne distacca di appena un chilometro, ma è ben visibile dal percorso stradale immerso in un mare di verde e coltivazioni. In passato la zona era più boscosa e le fortificazioni del borgo, più alte delle attuali, risultavano emergere come un' isola. Un' intera cerchia di mura difendeva gli edifici del borgo, smantellata in seguito per avere materiale per edificare altre abitazioni. Come i precedenti castelli, anche questo venne ceduto dai signori feudali Gentili di Rovellone agli Smeducci agli inizi del 1300.
L' alta torre dimezzata del castello di Isola ha perso tutte le strutture e le scale interne che la dividevano in piani e su finestre, anfratti e cornicioni hanno trovato ricovero una colonia di piccioni. Questo castello, come tutti gli altri, fu coinvolto in diverse episodi bellici nei periodi bui e tempestosi dell' alto Medio Evo.












Continuando sul percorso della provinciale per S. Severino si arriva, dopo il castello di Isola, al borgo di Castel S. Pietro. Anche questo ha perso completamente la funzione militare e le strutture dell' antico castello, trasformatosi pian piano in un tranquillo borgo alle pendici del Monte S. Vicino. Le attuali case sono state edificate con le pietre del vecchio castello e sui basamenti di torri e mura. L' abitato originario si consolidò attorno alla chiesa di S. Pietro al Citrugno, si trasformò poi in un borgo-castello e ne assunse la denominazione. Non viene citata, nei vari testi antichi che la riguardano, per episodi bellicosi e la sua trasformazione attuale è avvenuta gradualmente e pacificamente. Castel S. Pietro è anche al bivio per salire a Elcito, il più caratteristico castello di S. Severino Marche ed è strada di accesso al Monte S. Vicino e alle sue straordinarie bellezze naturali ed ambientali.
Su tutto il percorso della provinciale e su tutti i castelli in questo versante domina la massiccia mole del Monte S. Vicino, antico vulcano pietrificato. Su uno spigolo roccioso del Monte La Pereta, a 821 metri d' altezza, sorge Elcito il più caratteristico dei castelli settempedani ed uno dei borghi più in quota delle Marche. Per raggiungerlo bisogna imboccare la strada dal bivio di Castel S. Pietro che, in cinque chilometri, si arrampica nell' angusta vallata del Fosso di Elcito. Nella fotografia, ripresa dal castello di Serralta, il paese è sull' estrema sinistra del monte, di fronte ad uno strapiombo.

Elcito, vista la sua straordinaria posizione panoramica, è chiamato il " paese del vento " e spesso è avvolto dalle nuvole. Ma, nonostante questo è un posto unico nelle Marche, un borgo antico e caratteristico, dove una visita è un tuffarsi nel passato ed il tempo sembra essersi fermato. Il castello si è trasformato in uno straordinario borghetto tutto in pietra, perdendo le funzioni militari, ma i pochi resti rimasti stanno a testimoniare il glorioso passato di fortezza inespugnabile. I suoi abitanti originari erano pastori, contadini e soldati; i primi e i secondi faticavano a trarre da questi ambienti di che vivere, mentre i secondi erano motivati alla difesa e controllo del territorio. Alle spalle di Elcito, in una verde conca è situata l' Abbazia di S. Maria in Valfucina, dal X secolo al XV una delle più importanti e ricche dell' Italia centrale. La prima fortificazione, sul costone del Monte La Pereta, 
fu costruita per la difesa dell' abbazia e si trasformò pian piano nell' attuale castello di Elcito. Questi perse la sua importanza strategica quando, nel 1445, l' ultimo degli Smeducci provò a riconquistare la Signoria di S. Severino Marche non riuscendoci. Tutto il territorio passò sotto l' autorità del Papa e la situazione politica si riappacificò.
Il penultimo castello di S. Severino Marche, prima di arrivare al principale Castello di Città, è scomparso definitivamente. Si chiamava Truschia e lo si raggiunge seguendo la strada per la frazione S. Elena in località Cesello. Su una collinetta spianata, ora riempita da un boschetto di querce, sorgeva l' antico castello raso al suolo. Si riescono a distinguere le tracce perimetrali, un sotterraneo e la cisterna dell' acqua. Riprendendo la provinciale per S. Severino, prima di arrivare alla SP 502, su un' acuta collinetta svetta l' ultima fortificazione difensiva. Si tratta della svettante Torre di Aliforni. Questa, insieme alle altre fortificazioni contribuivano al controllo del territorio ed erano in contatto visivo con il capoluogo. L' attuale torre era il mastio di un robusto castello cinto da poderose mura, che le vicende del tempo hanno fatto sparire. Questo castello ha seguito tutte le fasi storiche delle genti settempedane, nei momenti tranquilli e nei momenti difficili, dove gli abitanti del contado erano costretti a cercare rifugio dentro le possenti mura.


                                                                      di William Tallevi


                                                       

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