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La Strada del Duca da Urbino ad Urbania ( PU )


Urbino sorge su due colli, a 485 metri sul livello del mare, a cavallo tra le valli del Metauro e del Foglia e dista in linea d' aria circa 36 chilometri dal mare. E' città d' arte, cultura e studi ed una delle capitali del Rinascimento italiano, suo massimo periodo di splendore. E' anche uno dei simboli più alti dell' Umanesimo ed il magnifico Palazzo Ducale, nella fotografia, ne è un esempio essendo una dimora signorile dove non si progettavano più guerre, ma si discuteva e si coltivavano le arti. Ma la storia di Urbino parte da molto più lontano; qui vissero popolazioni umbro-picene, prima che Roma sottomettesse la zona ed istituisse nel 46 a. C. il Municipio di Urvinum Metaurense. Il nome, per alcuni, deriva dal latino urbs bina ( città doppia ) ed allude ai due colli ( Poggio e Monte ) sui quali si dispone il centro
storico, mentre per altri, tutto deriva da urvum ( aratro ) e rimanderebbe alla fertilità della terra circostante. Urbino rimase sempre decisamente ai margini della storia, fino alla caduta dell' Impero Romano, poi seguì un lungo e difficile periodo per le ostilità tra le varie fazioni di barbare che si contendevano l' Italia. Fino a che, verso la metà del VIII secolo, i Franchi la donarono alla Chiesa.

Un nuovo periodo difficile nella storia di Urbino si protrasse fino al XII secolo, quando, avendo parteggiato per i ghibellini, la città venne privata dell' autonomia comunale e concessa in feudo ai da Montefeltro. Ebbe così inizio una lunghissima dominazione di tale famiglia, che vide la città risollevarsi dall' anonimato e diventare il centro di uno stato territorialmente più ampio.
Oltre alle annessioni ci fu un notevole abbellimento della città, soprattutto nel periodo in cui, nel 1442 Papa Eugenio IV, riconobbe Urbino Ducato e tale titolo andò a Federico II da Montefeltro. Fu lui a commissionare la costruzione del Palazzo Ducale con il suo straordinario cortile, nella fotografia, che divenne una delle massime architetture del Rinascimento, grazie all' intervento di due dei più grandi architetti del momento: Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. E fu ancora lui a chiamare a lavorare i maggiori artisti del momento, come Baccio Pontelli, Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Paolo Uccello e molti altri, facendo diventare il suo piccolo stato all' avanguardia dal punto di vista artistico ed umanistico.

Il sogno di Federico II da Montefeltro era quello di creare una città ideale, allo stesso tempo luogo di cultura e centro politico di uno stato moderno. Egli era un uomo di carisma e nel suo lungo regno, dal 1444 al 1482, riuscì a concretizzare il suo progetto, portando il Ducato al suo massimo splendore. La massima opera realizzata sotto il suo dominio è sicuramente il Palazzo Ducale, vera città nella città, dove i suoi ideali di equilibrio e perfezione architettonica si sposano con la funzionalità pratica del vivere quotidiano. Una struttura gigantesca, autosufficiente sotto tutti i punti di vista ed in grado di ospitare oltre la sua famiglia, una corte numerosa, inservienti, soldati ed ospiti. Se dalla parte interna della città, il Palazzo Ducale si presenta massiccio, lineare e squadrato, dal versante verso la valle e la campagna il prospetto è ingentilito da due agili e svettanti torricini ed una elegante e maestosa terna di balconi, come si vedere nella fotografia. In questa zona del palazzo Federico aveva il suo studio, dai balconi poteva arringare il popolo e controllare idealmente il contado, mentre, attraverso le rampe nei torricini poteva spostarsi velocemente da piano a piano.



Panorama di Urbino dal Monte, nei pressi della Fortezza Albornoz, eretta nel Trecento dal famoso Cardinale per difendere la città, ma anche per controllare le eventuali rivolte cittadine, verso il Poggio, dove giganteggia il Palazzo Ducale con i suoi inconfondibili torricini, abbracciato con abside, cupola e campanile del Duomo. Le dimensioni del palazzo, rispetto al resto della città, fanno capire bene l' importanza che esso aveva nella vita pubblica cittadina. Da qui il Duca, quando non era in giro per l' Italia a seguire i suoi impegni di condottiero, seguiva gli impegni pubblici e privati. Ma quando voleva riposarsi completamente egli prendeva la via per Casteldurante, l' attuale Urbania, dove aveva un ' altro bel palazzo e la sua tenuta di caccia, che da allora fu definita Strada del Duca.

Quando gli impegni politici ed amministrativi glielo permettevano il Duca Federico II da Montefeltro, lasciava il suo grandioso palazzo di Urbino e si ritirava a Casteldurante, l' attuale Urbania, per rilassarsi, andare a caccia e frequentare artisti e letterati. Ovviamente partiva con tutti i suoi famigliari e cortigiani, prendendo in direzione ovest lo spartiacque tra i fiumi Foglia e Metauro, l' attuale SS 73 bis, fino all' odierna frazione di Tufo di Urbino. Poi salendo verso il Monte di San Cipriano, nella fotografia, scendeva nella valle del Metauro, aggirava il Monte Santo ed era arrivato a Urbania. Sicuramente le strade di allora erano ben poca cosa e tutto il percorso, oggi denominato La Strada del Duca, veniva coperto in circa tre ore, contro l' attuale mezz' ora di automobile. Infatti la strada è molto movimentata con grandi salite, discese e molte curve, ma deliziosa dal punto di vista paesaggistico.

Il territorio tra Monte di Cipriano e Monte Santo, nella fotografia, è molto aspro e selvaggio, con molte alture boscose, scoscesi dirupi e rare aziende agricole e di allevamento. Si gode a pieno del silenzio, tranquillità, aria buona e splendidi panorami che spaziano fino ai monti lontani; un paesaggio forse non troppo dissimile da quello che godeva il Duca Federico da Montefeltro, nel suo viaggio di trasferimento alla città di Casteldurante per i suoi svaghi ed ozi ducali. Per ricordarlo la Comunità Montana Alto e Medio Metauro gli ha dedicato il quarto dei Percorsi dalla Massa Trabaria alla Gola del Furlo dal titolo " La Strada del Duca ".


Dopo aver aggirato l' ultima boscosa altura, l' odierno Monte Santo, al corteo ducale non mancavano che pochi chilometri di facile discesa per arrivare a Castel Durante, l' attuale Urbania, meta del viaggio. Ad aspettare il loro arrivo c' era il popolo festante, la guarnigione ed il personale di servizio del Palazzo Ducale, nella fotografia, che il Duca passava in parata. Poi dopo i vari resoconti con dignitari di corte ed uomini di fiducia ed un bel banchetto di benvenuto, Federico II da Montefeltro poteva iniziare gli ozi e svaghi tanto agognati. Il Duca era solito intrattenersi con artisti, letterati ed uomini di cultura e ragionare con loro dei più vari argomenti, mentre per le battute di caccia, con il suo seguito di cavalieri ed uomini d' arme, si recava al non lontano Barco o Parco Ducale. 
La storia di Urbania inizia con la distruzione, nel 1227, del vecchio abitato, da parte dei ghibellini di Urbino, ma non passarono molti anni prima che venisse riedificata, nel 1284, per volere papale da Guglielmo Durante, che la ribattezzò Castel Durante. Divenne molto nota per la sua celebre produzione di maioliche e poi, sotto i signori di Urbino, nel 1430 divenne capoluogo di Contea. Solo con il riabbraccio papale, nel 1631, la città cambiò nome per la terza volta; dopo l' iniziale Castel delle Ripe, poi Castel Durante fu la volta di Urbania da parte di Papa Urbano VIII Barberini.


Il Palazzo Ducale,Il più grande edificio laico di Urbania non ha, stranamente, la facciata rivolta verso il Corso Vittorio Emanuele, asse principale cittadino, ma verso la perpendicolare Via Piccini. Anche in questo edificio si può notare l' intervento di architetti di fiducia di Federico II, Francesco di Giorgio Martini e Girolamo Genga, nelle classiche forme equilibrate e rinascimentali. Il prospetto rivolto verso il fiume è impreziosito da due torrioni cilindrici laterali e da una loggia pensile, che pare richiamare quello occidentale della residenza urbinate. Il palazzo dispone di due eleganti cortili interni, su cui si aprono le finestre ed gli ingressi delle sale interne, oggi occupati dalla Biblioteca e dal Museo Civico. L' edificio attuale è stato edificato nei secoli XV e XVI dai Montefeltro su una precedente struttura dei Brancaleoni, primi feudatari di Urbania, ma di cui restano pochissime tracce. Fu usato dai nobili proprietari come luogo di delizie e svaghi, lontano dagli intrighi e gli impegni politici della corte urbinate. Un breve percorso fluviale portava il Duca ed il suo seguito nel non lontano Barco, residenza di caccia. Nel disegno la ricostruzione degli ambienti del Palazzo Ducale di Urbania, che, di proporzioni minori rispetto al fratello maggiore urbinate, denota lo stesso un aspetto elegante, proporzionato e funzionale.



Se la Strada del Duca finisce ufficialmente ad Urbania, la meta finale del Duca, Il Barco Ducale, veniva raggiunto attraverso un percorso fluviale navigabile. Si tratta della residenza di caccia dei duchi urbinati e luogo di villeggiatura dove erano invitati anche artisti, letterati ed uomini di cultura, quali Torquato Tasso, Ludovico Ariosto, Baldassarre Castiglione e molti altri. Al Duca Federico II piaceva la loro dotta compagnia che alternava alle battute di caccia. La proprietà era molto estesa, a meno di un chilometro dal centro abitato, difesa da un alto muraglione per tutto il perimetro e controllata dai guardiacacce ducati. Severe punizioni erano previste per le intrusioni e la caccia di frodo da parte dei popolani. A porre la prima pietra del Barco fu proprio il Duca Federico II, che conferì l' incarico al solito Francesco di Giorgio Martini nel 1465. La struttura originaria prevedeva un edificio quadrangolare impostato attorno a due chiostri, con a destra un mausoleo ducale. Agli inizi del 1500 Girolamo Genga ebbe l' incarico di intervenire con un porticato antistante la chiesa, realizzare lo scalone d' onore e due torri di guardia. Nella risistemazione settecentesca, una delle torri fu demolita e la seconda diventò campanile; infine, a seguito del terremoto del 1741, la chiesa di S. Giovanni Battista fu ricostruita quasi da nuovo.


                                                                     di William Tallevi


                                                                

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