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Montefabbri ( PU ), paesino d' altri tempi

Montefabbri è un piccolo e delizioso borgo dell' entroterra pesarese che svetta solitario lungo l' antica via che collegava Pesaro ad Urbino. Si tratta di uno sparuto nucleo di piccole case riunite attorno alla Pieve di San Gaudenzio, difese da una cinta muraria completa ed un accesso fortificato. A Montefabbri il tempo sembra essersi fermato ai bei tempi andati.
Questo borgo era una frazione del non lontano Colbordolo e ora del nuovo comune di Vallefoglia.



Il borgo castello di Montefabbri sorge a 319 metri di altezza, subito dietro il Monte di Colbordolo, sulla linea spartiacque delle colline tra il Torrente Apsa e il Fiume Foglia. Ci si accede da Colbordolo e Urbino nel senso delle colline e salendo da San Giorgio e Coldazzo dalle vallate. Il nome Montefabbri deriva probabilmente da Mons Fabrorum, ovvero castello della famiglia Fabbri. L' antica storia del borgo parte sicuramente dai secoli VII e VIII, quando, per difendersi dalle invasioni barbare, s' incominciano a costituire nuclei abitativi attorno alla propria pieve, che in seguito vengono fortificati. Questo della fotografia è l' ingresso con porta fortificata al castello di Montefabbri, con una moderna rampa che ha sostituito l' antico ponte elevatoio.
Il castello di Montefabbri faceva parte di un gruppo di altri tre castelli, ora scomparsi, che rientravano nel territorio della Pieve di San Gaudenzio il cui nome viene citato per la prima volta in un documento del 1216. Nei secoli a seguire le sorti di Montefabbri sono legate alle vicende dei Malatesta di Rimini e Montefeltro di Urbino che se lo contendono. Nel XV secolo hanno la prevalenza gli urbinati e Montefabbri entra nell' orbita del loro ducato, fornendo soldati e capitani di ventura. Nel 1578 Francesco Maria della Rovere, Duca di Urbino, nomina conte del feudo pesarese l' architetto militare Francesco Paciotti. La sua famiglia terrà la proprietà di Montefabbri fino al 1744, quando esso passerà definitivamente allo Stato Pontificio. Solo nel 1869 il paese perderà l' autonomia amministrativa, venendo annesso al comune di Colbordolo che, in tempi moderni, si è unito ad altri per formare Vallefoglia. Salita la rampa, unica via carrabile del borgo e superata la porta d' accesso, si entra nel suo asse centrale; poco lontano s' intuisce il caratteristico campanile della Pieve.
Il nucleo abitativo di Montefabbri è minuscolo: nel punto più alto è situato l' unico slargo, dove si affaccia la Pieve di San Gaudenzio e la sua tozza e caratteristica torre campanaria. Da qui si dipartono i vari vicoli che dividono le varie abitazioni, convergendo verso il giro delle mura. Compiendone il perimetro si apprezzano i panorami in tutte le direzioni; qui viene presentata la valle del Foglia, il pendio del Monte di Colbordolo e, all' orizzonte, la costa adriatica.


La via principale del borgo termina, dopo neppure cento metri, di fronte all' unico edificio di culto del paese; la Pieve di San Gaudenzio con la sua massiccia torre campanaria del 1400. Ha questa una particolarità: possiede quattro campane con le note sol, la, si, re. Al loro suono non contribuisce più la quinta campana tolta per via del peso eccessivo sulla struttura.











La Pieve di San Gaudenzio è sorta probabilmente tra i secoli VII e VIII ed è dedicata al vescovo di Rimini, martirizzato nel 360 circa. L' interno è semplice ad unica navata con due caratteristiche principali: gran parte delle antiche decorazioni sono realizzate con la tecnica povera della scagliola, tutte in bianco e nero e del medesimo sconosciuto autore. Si va dai palliotti, ai pannelli e lapidi e rappresentano le più antiche testimonianze nelle Marche di questa tecnica. Altra caratteristica è la presenza dei resti mortali della Santa Marcellina. Due lapidi ricordano due antiche date: il 1613 e il 1670. La prima ricorda la consacrazione dell' edificio e la seconda la trasformazione nella più grande ed attuale forma architettonica, sempre grazie ai conti Paciotti.





Montefabbri ha dato i natali anche ad un altro uomo di fede; il Beato Sante Brancorsini ( 1343 - 1394 ) le cui spoglie sono conservate al Santuario omonimo nei pressi di Mombaroccio ( PU ). La sua storia è simile a quella del personaggio di fra' Cristoforo dei Promessi Sposi di Manzoni. Dopo aver ucciso un parente in modo involontario da cui era stato assalito, egli si ritirò nel convento di Scotaneto dei Frati Minori per trascorrere una vita di penitenza e preghiera. Poi chiese al Signore di poter soffrire i dolori patiti dalla sua vittima e nella sua gamba destra apparve una piaga dalla quale egli non guarì più. Grazie alla sua vita santa e alle sue opere esemplari fu beatificato nel 1770 da Papa Clemente IV.
Aggirandosi per Montefabbri ci si accorge che tutti i vicoli convergono verso il perimetro delle mura e tutti portano a godere di meravigliosi panorami.



La fortuna di Montefabbri è che, a parte piccole ristrutturazioni, il paese è rimasto simile a se stesso nel corso del tempo. Tutte le case hanno mantenuto le loro antiche caratteristiche, senza snaturare il complesso del nucleo del borgo. Le case hanno continuato ad essere abitate, il territorio vissuto al massimo delle possibilità e poco o niente è stato venduto o snaturato dal passare del tempo. Montefabbri ha così mantenuto la sua fisionomia nel tempo che gli hanno fatto meritare, in tempi moderni, la designazione a i Borghi più belli d' Italia nella provincia di Pesaro ed Urbino. Nella fotografia è presentato il panorama naturale che si gode in direzione del Monte di Colbordolo.
Il paese è circondato da un integro giro di mura ben restaurato, che lo ha protetto nel corso dei secoli dalle insidie dei momenti difficili e dall' espansione abitativa nei tempi moderni. Unica aggiunta, per comodità, questa rampa di scale che risulta l' unica alternativa pedonale all' ingresso principale.









                                                                       di William Tallevi



                                                          

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