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Sasso Simone ( PU ) e la Città del Sole, sull' antico Sentiero Bonromeo ( 2 di 2 ).



Il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello è formato da questi due rilievi e dal Monte Carpegna; i due Sassi si elevano isolati in una fitta boscaglia verso il versante marchigiano ed in una zona calanchiva e franosa in quello toscano. Essi costituiscono i resti di una vasta piattaforma calcarea depositatasi nell' area attualmente compresa del golfo ligure, che slittò nella posizione di oggi durante i movimenti di orogenesi appenninica, circa 18 milioni di anni fa. Altri frammenti simili sono i rilievi della Verna, Miratoio, Pennabilli, Montecopiolo, San Leo e San Marino e la prova dell' origine marine di queste rocce è data dal gran numero di fossili che si trovano in esse inglobati. Nella fotografia il Sasso Simone visto dallo spartiacque tra Toscana e Marche, sul sentiero n° 17 della Riserva Naturale del Sasso di Simone.

Avvicinandosi all' altopiano roccioso del Sasso Simone, perfettamente squadrato, ci si accorge che il versante toscano è interessato da un' ampia zona di vecchie frane e che le dimensioni di molti blocchi rocciosi sono enormi, come si vede dalla fotografia. Le prime presenze umane sul pianoro sommitale risalgono probabilmente all' età del bronzo, attorno al 1000 a. C. In seguito fu rifugio delle popolazioni locali dalle invasioni longobarde e bizantine; nel XII secolo ospitò dei benedettini che costruirono una loro abbazia, sui resti di una cappella longobarda dedicata al culto di San Michele Arcangelo. Il complesso religioso era di modeste dimensioni e sorgeva al centro del pianoro, dove oggi si erge la grande croce metallica. Sul finire del 1300, il clima muta sfavorevolmente e gradualmente l' abbazia ed i territori limitrofi vengono abbandonati.

Una ripida e sassosa mulattiera, in parte scavata nella roccia, sale prima a tornanti e poi in diagonale sul versante del rilievo verso il pianoro sommitale di Sasso Simone. Nella fotografia è ripresa verso il basso e la cresta montuosa che sale dalla vallata. Questo rilievo, assieme al gemello Simoncello, più isolato e decentrato, è stato per secoli il punto di riferimento visivo, sia sul versante marchigiano che quello toscano, per pellegrini e mercanti che s' incamminavano o ritornavano dalla Città Eterna sulla Strada Romea. Non si trattava di una vera strada, ma di un insieme di tracciati, con punti di sosta e ristoro in istituti religiosi, con i due Sassi ad indicare la via per scavalcare gli Appennini. Oggi giorno il tratto marchigiano, che parte da dietro la Repubblica di San Marino, passa a Monte Cerignone, Carpegna e sale a Sasso Simone, è stato segnalato e fornito di punti di sosta e pannelli informativi per pellegrini moderni. A partire dalla metà del 1500 su Sasso Simone fu edificata una città-fortezza, la mitica Città del Sole.
Nel 1566 Cosimo I dei Medici decise di edificare su Sasso Simone una città-fortezza, per difendere i confini del Granducato dai Montefeltro; venne quindi approntato un progetto, secondo le regole urbanistiche rinascimentali, per una città che oltre alla guarnigione militare contasse anche 300 abitanti. Il Duca si avvalse di illustri ingegneri per la costruzione della sua Città del Sole; fu scelto come simbolo la nostra stella come simbolo propiziatorio di perfezione e razionalità. Questo simbolo rimane tuttora nel logo del Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello. Non fu possibile, ovviamente, prevedere una nuova inversione climatica in quei periodi, una piccola era glaciale che portò, assieme alla carenza di acque e rifornimenti, gradualmente al disarmo ed all' abbandono della fortezza; era il 1673. Oggi dell' utopico progetto mediceo rimangono pochissime tracce in mura sbrecciate e fondamenta affogate in erbacce e sottobosco. Nella fotografia la tabella dell Riserva Naturale di Sasso Simone, con la storia della Città del Sole.



La mitica Città del Sole, oltre la fortezza, aveva le sue case, il forno, l' osteria, il Palazzo del Capitano ed il tribunale, disposti su un grande viale centrale vicino alla mulattiera d' accesso al pianoro. Ancora oggi sono visibili le loro rovine nascoste da folta vegetazione. Resta intatto il sistema idrico delle cisterne sotterranee per il convogliamento dell' acqua piovana; è in ottimo stato di conservazione ed in parte ancora inesplorato. Lo scorrere del tempo, le difficili condizioni ambientali e metereologiche hanno avuto la meglio su Abbazia benedettina e Città del Sole, lasciando, oltre pochi ruderi, completamente vuoto l' ampio e panoramico pianoro di Sasso Simone, al centro del quale è stata eretta, in tempi moderni, la grande croce che si vede nella fotografia.

Sasso Simone, assieme al gemello Simoncello, sono due squadrati altopiani rocciosi che le immani forze concorse nell' elevazione e spostamento dei vari sistemi montuosi, all' alba dei tempi, hanno portato ad elevarsi nell' Alto Montefeltro. Nel versante marchigiano i pendii sono immersi in una fittissima cerreta, una delle più grandi d' Europa, mentre il versante toscano è più brullo, pieno di calanchi e frane distaccate dalle pareti. Questo territorio è il confine di Marche e Toscana e di due zone protette: il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello marchigiano e la Riserva Naturale del Sasso di Simone toscana. Nella fotografia, scattata dalle pareti dirupate di Sasso Simone, si vede la carrareccia sullo spartiacque tra le due regioni, segnalata con il sentiero n° 17 della riserva toscana, nei pressi della mulattiera che sale al pianoro.


La conformazione di Sasso Simone e Simoncello, oltre ai fattori determinati dalla loro nascita geologica, è dovuta anche all' operazione dell' erosione operata da agenti atmosferici, che ne hanno determinalo l' attuale forma, nel corso di milioni di anni. Un' opera che è tuttora in lenta progressione perchè, oltre le infiltrazioni di acqua che spaccano le rocce, queste sono erose anche dal basso e scivolano frantumandosi verso il versante toscano; infatti l' intera piattaforma dei due Sassi appoggia su uno strato di argilla. Oltre ai calanchi, presenti in forma massiccia, anche una gran coda di detriti staccatasi nel corso del tempo, rende il versante toscano brullo e con un aspetto quasi lunare. Nella fotografia uno sguardo dall' alto del pianoro da un' enorme spaccatura roccioso.


Con la scomparsa dell' Abbazia benedettina e della Città del Sole, solo una croce eretta al centro del Sasso Simone rompe la monotonia e la solitudine del luogo, oltre al vento che soffia su fiori, graminacee ed altre piante spontanee che hanno colonizzato ogni spazio. Il perimetro del pianoro sommitale offre stupendi panorami; dal dirimpettaio Simoncello, nella fotografia, ai calanchi toscani, alle crepe e frane, tutta l' infilata di monti dell' Appannino, fino al Monte Carpegna. Il Simoncello, gemello di Sasso Simone, è più selvaggio e di difficile accesso ed ha avuto quindi una storia più defilata. Un ripido, scalinato ed esposto sentiero, grazie anche a diverse catene che aiutano nell' ascesa, porta alla vetta, da percorrere con la massima attenzione.


Panorama dal vertice settentrionale del pianoro di Sasso Simone verso il Monte Carpegna. A differenza dei due Sassi traslati nell' attuale posizione in milioni di anni, questo monte invece ha origini locali; si è formato in fondali marini profondi in seguito alla stratificazione di materiali di dimensioni e natura eterogenea, tra i 35 e 50 milioni di anni fa nell' Eocene. La sua storia geologia si può leggere con chiarezza nelle fasce di pietra calcareo-marnose orizzontali sovrapposte, evidenti nella Costa dei Salti, sul lato meridionale. Il Monte Carpegna ed il comune omonimo sono il centro geografico del Montefeltro ed una famosa ed attrezzata zona di villeggiatura montana, la più nota e frequentata della provincia, grazie ai prati, boschi, panorami ed aria buona. Carpegna fa parte del territorio del Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello ed è attrezzata con una fitta rete di sentieri che la percorrono alla scoperta degli angoli più nascosti. Il suo nome si fa derivare dai carpini che rivestono una buona parte del monte.



                                                                        di William Tallevi


                                                                    


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