LA LEGGENDA DELLA GROTTA DELLA SIBILLA - MONTI SIBILLINI
LA LEGGENDA DELLA GROTTA DELLA SIBILLA
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| Foto: Giuliano35 da Juzaphoto.com | 
E' situata a quota m. 2175 sul Monte Sibilla, A. De La Sale, ne "Le Paradis de la Reine Sibylle"
 racconta una sua escursione sui monti Sibillini avvenuta nel maggio 
1420, egli si recò proprio all'interno della grotta ma non proseguì 
oltre un vano quadrato scavato nella roccia che si troverebbe appena 
dopo l'angusto varco. Racconta però le esperienze vissute da due giovani
 di Montemonaco (AP) da lui interrogati i quali, insieme ad altri tre 
sarebbero scesi nelle viscere della grotta. Racconta De La Sale che i 
giovani scesero per circa tre miglia lungo il tunnel fino a quando un 
vento violentissimo irruppe da una fessura che tagliava la caverna, per 
la paura i giovani non potettero proseguire. Altri però erano stati in 
grado di superare la foce del vento, si narra di un prete di 
Montemonaco, un certo Antonio Fumato, soggetto a facili allucinazioni 
che riferiva di aver accompagnato due tedeschi alla grotta, oltre la 
foce del vento, chi ha il coraggio di entrare nel vortice, dice il 
Fumato, poi prosegue facilmente, dopo circa 6 metri si trova un ponte 
sottile e lunghissimo, sotto il quale ruggisce fragoroso un fiume 
sotterraneo. Appena si prova però a percorrerlo, come per incanto il 
ponte si allarga, l'abisso si riduce, il fragore del fiume si spegne, la
 grotta diventa una grande galleria percorsa da una comoda strada che 
termina al cospetto di due statue di drago. Oltre le statue, uno 
strettissimo corridoio conduce ad uno spiazzo quadrangolare, lì vi sono 
le porte metalliche che sbattono eternamente e violentemente l'una 
contro l'altra. Davanti a queste porte il prete si ferma, i tedeschi 
invece le attraversano. Il prete narra poi di aver atteso per lungo 
tempo e invano i ritorno dei due avventurieri.
Anche Andrea da Barberino (ca. 1370 - ca.1432), fa riferimento alla Sibilla Appenninica dedicando un intero capitolo alla visita del suo personaggio "Guerrino detto il Meschino" alla maga.
Nell'opera, indicativamente del 1410, il povero Guerrino, alla ricerca disperata dei genitori, si reca nell'antro della Sibilla per chiederne notizie; le risposte della maga non saranno esaustive e Guerrino sarà costretto a restare nel luogo un intero anno e dovrà resistere alle sue inside superando difficili prove per poter fuggire.
Anche Andrea da Barberino (ca. 1370 - ca.1432), fa riferimento alla Sibilla Appenninica dedicando un intero capitolo alla visita del suo personaggio "Guerrino detto il Meschino" alla maga.
Nell'opera, indicativamente del 1410, il povero Guerrino, alla ricerca disperata dei genitori, si reca nell'antro della Sibilla per chiederne notizie; le risposte della maga non saranno esaustive e Guerrino sarà costretto a restare nel luogo un intero anno e dovrà resistere alle sue inside superando difficili prove per poter fuggire.
Altre notizie De La Sale le ottiene intervistando 
altri abitanti di Montemonaco, i quali narrano di fantastiche imprese 
compiute da un cavaliere tedesco e dal suo fido scudiero, i due 
personaggi in questione potrebbero essere i due tedeschi di cui parla 
Antonio Fumato. Questi ulteriori dettagli ci raccontano che dopo le 
porte metalliche, appare ai due una grotta fastosissima e luminosissima,
 piena di riflessi, ed una regina scintillante con una moltitudine di 
soavissime damigelle. Quello che trovano è il Paradiso della Regina 
Sibilla, Regina che accoglie il cavaliere e lo scudiero con squisite 
gentilezze. Potranno usufruire di tutti i piaceri fisici che quel mondo 
incantato potrà concedere loro. Sua maestà spiega poi ai due che 
potranno, se lo vorranno, andarsene dopo l'ottavo giorno, dopo il 
trentesimo o dopo trecentotrentesimo, altrimenti saranno condannati a 
rimanere lì in eterno. Durante il piacevole soggiorno nella grotta, ogni
 tanto balenava nella mente del cavaliere la consapevolezza di vivere 
nel peccato, ma ebbe la certezza di essere in compagnia del demonio al 
momento in cui si accorse che le soavissime fanciulle, alla mezzanotte 
del venerdì si trasformavano in  orribili serpenti e si recavano dalla 
loro maestà rimanendo tali fino alla mezzanotte del sabato. Durante gli 
altri giorni della settimana, però tutto tornava perfetto ma ciò 
nonostante il cavaliere dopo il trecentotrentesimo giorno se ne andò, 
portando con se il fido scudiere. Si recò poi dal Papa a chiedere il 
perdono dei suoi peccati, gli fu però negato, anche se il Papa nel cuore
 aveva il desiderio di dilazionargli l'assoluzione. Il cavaliere allora,
 affranto per la salvezza della sua anima torno negli ameni luoghi della
 Sibilla e lasciò alcune lettere ad alcuni pastori del luogo, ove era 
scritto che se qualcuno l'avesse cercato, doveva sapere che era tornato 
nella grotta per sempre, fu seguito anche dal suo scudiero (SANTARELLI, 
1984).
Fonte
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