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Da Pieia ( PU ) a Fondarca fino alla vetta di M. Nerone ( 1 di 2 )

Pieia è una delle più piccole frazioni del comune di Cagli; è situata di fronte al versante meridionale della Montagnola, seconda vetta del Monte Nerone e risulta essere uno dei borghi più solitari e montani della provincia pesarese. Una tortuosa strada porta al piccolo borgo arroccato agli ultimi rilievi del Monte Carpinelo, come si vede bene nella fotografia.






Il nucleo di Pieia è composto da vecchie case del' 600 e ' 700, diverse delle quali restaurate di recente, collegate da piccoli vicoli da cui ammirare scorci delle vette circostanti. Gli edifici più notevoli sono una casa-torre e l' elegante chiesetta di S. Luca, nella fotografia, che prospetta sulla piazzetta d' ingresso al borgo.












Pieia è il crocevia di diversi sentieri che si diramano alla scoperta di questo versante della Montagnola. Il più breve, ma anche il più suggestivo è quello che porta alla scoperta di Fondarca, una delle meraviglie geologiche che hanno reso famoso il massiccio del Monte Nerone. Dai vicoli più alti di Pieia, guardando in direzione nord, si riesce a vederlo.






Ed ecco il fascinoso ambiente rupestre di Fondarca; si tratta di una grande cavità a cui, in tempi remoti è crollato il soffitto, con un bell' arco d' ingresso verso il paese ed un' uscita più piccola verso monte. All' interno si trova una piccola sorgente, la Fonte dell' Arco, che ha dato il nome al sito ed i ruderi di un antico eremo. Fondarca è una delle aree floristiche protette della provincia ed è segnalato come sentiero natura n° 3 del Monte Nerone. Questo straordinario ambiente viene utilizzato come palestra di speleologia ed arrampicata.


Il breve tragitto che porta a Fondarca inizia dalla piazzetta all' ingresso di Pieia, prendendo verso destra il sentiero n° 20 ( sentiero Italia ) e sentiero natura n° 3. Si passa di fronte ad una cava abbandonata in leggera salita, si supera uno sperone roccioso, entrando nel bosco. Dopo un abbeveratoio ed un secondo tratto roccioso, si lascia il percorso principale e si sale ripidamente verso l' arco naturale, ingresso alla dolina di Fondarca. Il posto è selvaggio e solitario e può capitare, come è successo allo scrivente, d' incappare nella rara capra selvatica di Pieia, rappresentata nella fotografia.

Dopo aver visitato Fondarca, si ritorna a Pieia per continuare il percorso verso la vetta del Monte Nerone. Le possibilità sono due: o continuare a seguire, a sinistra, il sentiero n° 20 e sentiero Italia, che procede abbastanza rettilineo verso la vetta o prendere la carrareccia che s' inerpica a placidi tornanti, con un percorso un po' più lungo. Nella fotografia, scattata dalla strada per la frazione Massa, si vede il bivio che da Pieia, sale per il Nerone, passando sotto due delle sue emergenze geologiche più note.



Salendo sulla carrareccia per la vetta di Monte Nerone, uno dei rilievi più interessanti è questa strana formazione rocciosa; il vertiginoso apice è denominato Sasso della Rocca, mentre la gobba retrostante è la Rocca Bianca. La verticale parete del Sasso, uno dei torrioni rocciosi più imponenti dell' intero massiccio del Nerone, è spesso usata da abili rocciatori. Una sterrata sale i suoi versanti e permette di arrivare alla sua vetta e poi scendere dal versante opposto.




Superato il Sasso della Rocca, con alcuni tranquilli tornanti, si presenta alla vista un' altra parete rocciosa, un po' meno imponente della precedente: è la parte terminale del monte denominato il Barcone. Tra questo e il Sasso della Rocca parte una mulattiera che porta ad attraversare la parte alta del Fosso di Trilla ed arrivare ad una delle più belle cascate del Monte Nerone: quella della Cornacchia.





Sul versante opposto al Sasso della Rocca si presenta un' altra interessante formazione geologica; l' imponente obelisco roccioso del Sasso del Re. Il percorso, con i suoi tornanti, lo aggira più volte mostrando sempre un aspetto diverso. Nella fotografia, il Sasso del Re richiama l' idea di un grosso animale roccioso a riposo.









                                                              di William Tallevi


                                                       

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